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Sanità | 27 febbraio 2024, 15:13

Residenze per anziani, la Regione fa un passo avanti: la quota aumenta del 3,5% (ma le famiglie non pagano di più)

Cirio, Marrone e Icardi: "Individuati 16 milioni a sostegno di tutte le strutture residenziali, ma vanno rispettati i contratti riconosciuti per le strutture accreditate"

rsa con anziani

La Regione aumenta la sua quota all'interno della tariffa sanitaria delle rsa piemontesi

Un 3,5% in più per la quota sanitaria della tariffa pagata dalla Regione nelle rette sanitarie delle residenze per anziani del Piemonte. Ma massima attenzione al rispetto dei contratti riconosciuti all'interno delle stesse rsa. Per quantor riguarda le famiglie, la quota sociale resta immutata.

Ecco gli estremi dell'accordo raggiunto tra Regione e rappresentanti degli enti gestori delle strutture residenziali - RSA, disabilità, psichiatria, dipendenze e minori - dopo l'incontro che si è tenuto nella giornata di ieri. Erano presenti, per l'ente, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e gli assessori alle politiche sociali, Maurizio Marrone e alla Sanità, Luigi Genesio Icardi.

La Regione paga il 3,5% in più

Si è concordato che, per l’anno 2024, la Regione Piemonte riconosca un aumento delle risorse destinate ai gestori delle strutture residenziali a integrazione della quota sanitaria, pari al 3,5% per una cifra di 16 milioni di euro. 

Queste risorse sono riservate alla quota dei posti letto convenzionati con il sistema sanitario nazionale, ma sono vincolate al fatto che nemmeno la tariffa dei posti non convenzionati venga rivista al rialzo. Inoltre, la Regione ha richiamato le strutture firmatarie dell’accordo al rispetto dei contratti comparativamente più rappresentativi, così come previsto dalla delibera, approvata ieri dalla giunta regionale, che richiama l’accordo sottoscritto lo scorso novembre con le rappresentanze sindacali dei lavoratori. Dunque ponendo un freno all'uso di contratti siglati con sindacati ritenuti non rappresentativi e contro i quali si erano già scagliati nei mesi scorsi le maggiori sigle di categoria.

"Con questo stanziamento sosteniamo le strutture residenziali in un momento di difficoltà senza gravare sulle famiglie - spiega il presidente Cirio -. La Regione mette a disposizione 16 milioni a supporto di un settore che si conferma fondamentale per l'assistenza agli anziani e ai fragili e che ha dato il suo prezioso contributo anche durante i lunghi mesi dell'emergenza Covid, ma chiede ai gestori di rispettare i criteri per l'accreditamento tra cui quello che prevede l'applicazione dei contratti comparativamente più rappresentativi con tutele e salari equi per i lavoratori".

"Consapevoli del momento di difficoltà generale che grava su tutta la comunità, rivendichiamo di aver programmato aumenti tariffari solo rispetto alla quota sanitaria, senza rincarare di un euro la quota sociale che, lo ricordiamo, altrimenti graverebbe direttamente sulle famiglie e sugli enti gestori dei servizi socio assistenziali dei comuni. Una scelta precisa di equità, che mette le famiglie piemontesi e i loro cari al primo posto", aggiunge Marrone.

"L’intento – conclude Icardi - non è solo di curare, ma di prendersi cura dei pazienti più fragili, garantendo attraverso la rete delle Rsa interventi efficaci di prevenzione e assistenza, in modo da evitare dove possibile il ricorso all'ambito ospedaliero e ridurre i ricoveri inappropriati. Una sfida per la quale la Regione ha fatto la propria parte, senza gravare sulle famiglie, comprendendo le loro difficoltà sul fronte della spesa sociale".

Le strutture: "Misura emergenziale, serve di più"

Abbiamo posto al centro il tema della sopravvivenza del sistema socio-sanitario fortemente provato dagli incrementi dei costi di funzionamento, e che pertanto chiede l’incremento del sistema tariffario”, dice Michele Colaci presidente di API Sanità Torino e Confapi Sanità. "Quanto stabilito è una misura meramente emergenziale che la Regione Piemonte si è impegnata a ridiscutere già a luglio, per il riconoscimento degli ulteriori incrementi tariffari degli anni 2025 e 2026 dovuti principalmente all’incremento dei Contratti Collettivi Nazionali di lavoro del personale operante nel settore"

I sindacati: "Stop ai contratti pirata!

Soddisfatti i rappresentanti dei lavoratori, per quanto riguarda la decisione contro i contratti "pirata". "La Regione Piemonte prende finalmente una posizione netta con una delibera ed un accordo con CGIL CISL e UIL di categoria, che sanciscono l'applicazione di contratti e retribuzioni dignitose. L'accordo sancisce che non si possono applicare contratti collettivi nazionali peggiorativi per i lavoratori se si vuole lavorare in accreditamento. È la fine dei CCNL pirati, contratti siglati esclusivamente per dare copertura formale a situazione di vero e proprio dumping contrattuale, che alterano la concorrenza tra imprese - utilizzando risorse pubbliche - a danno delle lavoratrici e dei lavoratori".

Secondo i sindacati, sono decine le strutture che applicano CCNL di questo tipo, dalle RSA alle comunità per minori e disabili, proprio nella nostra Regione. "Ora le imprese dovranno applicare solo i CCNL sottoscritti da CGIL CISL e UIL e che abbiamo complessivamente un trattamento economico e normativo di miglior favore per le maestranze".

Massimiliano Sciullo

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