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Economia e lavoro | 08 luglio 2022, 12:42

L'incertezza della guerra non frena l'economia, ma le industrie piemontesi pagano inflazione e caro-bolletta

Solo la redditività segna un calo nel terzo trimestre mentre restano positivi produzione, occupazione e anche export. Marsiaj: "Attenzione ai cali automotive e alle difficoltà della Cina. Dalla politica pretendiamo responsabilità"

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L'incertezza della guerra non frena l'economia, ma le industrie pagano il conto di inflazione e caro-bolletta

La guerra in Ucraina si fa sentire, con tutta l'incertezza che porta con sé, ma non frena l'economia e le attese degli industriali torinesi e piemontesi. Nel terzo trimestre restano infatti piuttosto positivi i numeri di produzione, occupazione e nuovi ordini, ma l'inflazione e il caro-energia colpiscono pesantemente la redditività, con costi maggiori che incidono sugli utili.

L'incognita dell'autunno

"L'impatto di questi fenomeni di rincaro ha colpito un momento in cui la ripresa sembrava piuttosto forte - spiega Luca Pignatelli, responsabile ufficio studi - e il clima di fiducia è peggiorato. La vera incognita sarà in autunno, per cercare di capire che tipo di strada hanno imboccato i vari fattori di incertezza".

Cala solo la redditività (a causa dei costi)

I numeri vedono un saldo ancora più positivo per l'occupazione, rispetto al trimestre scorso (+14,9%), ma produzione e nuovi ordini restano sui livelli di tre mesi prima, quando ancora non c'erano segnali di conflitto bellico. Addirittura cresce l'export (da -3,6% a 0,6%), facilitato da un cambio euro-dollaro più favorevole. Il grado di utilizzo impianti supera addirittura l'80%, quasi ai massimi storici, e il portafoglio ordini è consistente. Resta intorno al 5% il ricorso alla cassa integrazione, mentre gli investimenti sfiorano il 28%, in crescita rispetto a marzo.

L'unico segnale d'allarme è la redditività: scesa di -8,8% e con tre aziende su quattro che segnalano forti aumenti delle materie prime ed energia. E i timori si addensano sul futuro degli investimenti e della sopravvivenza delle imprese.

A livello provinciale l'unica voce fuori dal coro sul consolidamento dei dati è rappresentata da Vercelli (-2,1%) mentre tutte le altre sono in territorio positivo, con qualche vivacità più contenuta a Biella.

Tra i settori è la metalmeccanica a tirare la volata, accompagnata da un'edilizia che ancora gode degli effetti dei bonus. Bene pure i servizi, con una citazione particolare per il turismo.

Marsiaj: "Attenzione ai cali dell'auto" (e alla Cina)

Una certa preoccupazione, fa notare il presidente dell'Unione Industriali Giorgio Marsiaj, riguarda il mondo delle auto: "I volumi sono in calo da tempo e parliamo ancora di termico, non ancora di elettrico. Il mercato è sceso e in parte si sta rivedendo la politica di fornitura e filiera, guardando per esempio al nord Africa".

"Il nostro territorio - aggiunge - deve ragionare sulla possibilità di reshoring, riportando le aziende e pezzi di filiera qui sul territorio: sarebbe un buon modo per stimolare la crescita di ulteriori posti di lavoro".

Un'altra voce che crea apprensione riguarda la Cina: "Il loro calo rispetto ai tassi del passato è una zavorra per le nostre esportazioni, visto che siamo fortemente dipendenti da loro come mercato, sia diretto che indiretto, tramite la Germania", aggiunge Marsiaj.

Gay: "Colta fin qui l'occasione di ripresa, nonostante tutto"

Dal punto di vista regionale, "pur in un momento di straordinaria incertezza, siamo a un anno dallo sblocco dei licenziamenti e i timori che portava con sé", dice Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte. "Ma le imprese del nostro territorio hanno saputo cogliere il rimbalzo dell'anno scorso, nonostante le difficoltà".

Grandi speranze sono risposte nell'aerospazio: "Un settore in cui siamo già fortemente protagonisti". E sull'auto, "il nostro futuro ce lo giochiamo sulla neutralità tecnologica. Siamo un territorio con grandi potenzialità".

Cuneo fiscale e Draghi: "Pretendiamo la stessa serietà che la politica chiede a noi"

Impossibile non parlare anche di politica nazionale. Cuneo fiscale, in particolare: "Sosteniamo con forza che il taglio è la soluzione migliore, dando una risposta veloce alla necessità di aumentare il potere d'acquisto, entrando in azione già dal mese dopo. Abbiamo il cuneo fiscale più alto d'Europa e ben oltre la media Ue", dice Marco Gay. "Abbiamo fatto la proposta di 2/3 ai lavoratori e 1/3 azienda e sappiamo che questa è la strada".

Su Draghi che rischia, "è molto importante che la prossima Finanziaria abbia provvedimenti su investimenti, innovazione ed energia. Il premier sta facendo la sua parte. Serve grande responsabilità da parte di tutti: la situazione è complicata e non serve pensare alla campagna elettorale", conclude Gay.

Mentre Marsiaj ci va giù ancora più duro: "Ci si appella sempre alla responsabilità delle aziende e le imprese continuano a investire e a farlo. Il minimo che chiediamo alla classe politica è che dimostrino la stessa responsabilità".

Massimiliano Sciullo

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