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Economia e lavoro | 01 novembre 2023, 17:00

A Torino i brividi non sono per Halloween, le piccole aziende tremano per le guerre e il costo del denaro

Crolla la fiducia, previsioni negative su produzione, ordini e fatturato. Per ora regge l'occupazione, ma gli investimenti rallentano. Cellino (Api): "Clima di assoluta incertezza, a livello nazionale e non solo"

Conti, calcolatrice e una lente di ingrandimento su una scrivania

Le piccole e medie imprese coltivano grandi timori per il futuro dell'economia locale

Brividi lungo la schiena delle pmi. Non per il freddo ormai arrivato, né per gli scherzi della notte di Halloween. Le piccole e medie imprese di Torino e provincia hanno paura del futuro: sia per quanto riguarda la produzione che gli ordini, fino al fatturato. E se per il momento l'occupazione tiene (non dovrebbero esserci licenziamenti), gli investimenti frenano con forza. Lo dice l'ultima indagine di Api Torino.

Due guerre e il costo del denaro alle stelle

Questo è l’effetto delle tensioni sui mercati nazionali ed esteri, oltre che delle incertezze politiche a livello globale. “La fotografia – commenta Fabrizio Cellino, presidente di Api - rappresenta molto bene la reale situazione e che non lascia spazio a dubbi: le nostre imprese soffrono di tutto il peso derivante da due guerre in corso quasi ai confini del Paese e della conseguente crisi dei costi. A tutto ciò si aggiunge l’effetto dell’incremento esagerato del costo del denaro che frena nuovi investimenti e appesantisce le aziende che hanno investito per il loro rilancio post Covid. Se si aggiunge il clima di assoluta incertezza sia a livello nazionale che internazionale, si comprende subito il crollo della fiducia nelle prospettive manifestato dai nostri imprenditori".

Cosa serve, per rilanciare il settore? Difficile trovare una ricetta sola: "E’ evidente che, al di là di misure contingenti volte per esempio ad accrescere  l’accesso al credito e all’innovazione tecnologica, servono politiche di medio-lungo periodo che forniscano una prospettiva di sviluppo e soprattutto strumenti di tutela e sostegno degli investimenti, efficientamento delle procedure, possibilità di aggregazioni di filiera”.

I pessimisti "staccano" gli ottimisti

La nostra indagine – dice Fabio Schena, responsabile dell’Ufficio studi e innovazione di API Torino -, riporta nuovi segnali di tensioni che si riflettono sul grado di fiducia degli imprenditori e su tutti gli indicatori congiunturali osservati. Il saldo «ottimisti-pessimisti» crolla a -13% perdendo circa 15 punti percentuali rispetto a solo 3 mesi fa (luglio 2023). Il grado di fiducia resta positivo per le imprese che operano nell’ambito dei Servizi (+16%), mentre per le imprese manifatturiere e del comparto delle costruzioni i saldi segnano rispettivamente -19,8% e -12,5%”. Decisamente al ribasso anche le previsioni sui due indicatori principali: saldo ordini -19,2% (era -7,1%), saldo fatturato a -16,4% (era -8,8%). Negativo anche il saldo produzione seppur leggermente migliorato rispetto a luglio: -16,5% (era -19,2%)". 

I numeri raccontano forti incertezze soprattutto per le imprese manifatturiere il cui portafoglio ordini non va oltre il mese nel 47,5% dei casi e oltre i tre mesi per l’80,2%. Taglio anche per gli investimenti: sono previsti solo dal 47,5% delle imprese (erano il 62,4% tre mesi fa). 

Tiene invece l’occupazione. Il ricorso agli ammortizzatori sociali è passato dal 6% al 5,7% (ma sale a 8,8% per le aziende manifatturiere), ma per il futuro le imprese che prevedono di assumere diminuiscono (dal 45,7% al 39%). Migliorano i tempi di pagamento: il 31,4% delle aziende vanta crediti scaduti da oltre 60 giorni (erano il 43% tre mesi fa). 

Massimiliano Sciullo

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