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Attualità | 17 giugno 2022, 19:40

Allarme Ires, per le imprese del Piemonte caro energia del +140%. A rischio un'azienda fragile su due

Le stime dell'istituto di ricerca regionale rispetto al periodo pre crisi. I costi di produzione possono salire del 40%. Rosboch: "Bisogna affrontare il futuro con responsabilità"

conferenza ires 17 giugno 2022

Allarme Ires, per le imprese del Piemonte caro energia del +140%. A rischio un'azienda fragile su due

Il caro energia? Per le imprese piemontesi è arrivata al +140%. Lo dicono le stime dell'Ires, istituto di ricerca regionale che accanto all'andamento economico ha fatto il punto sui rincari legati alle materie prime e all'energia, soprattutto a causa per il conflitto in Ucraina.

Futuro e responsabilità

Se cosi fosse, questo porterà un'inevitabile riduzione della redditività, assieme al rischio di finire fuori mercato per alcune imprese. Ma soprattutto dimostra la vulnerabilità del sistema a questo tipo di shock. "Dobbiamo affrontare il futuro con responsabilità - dice Michele Rosboch, presidente di Ires Piemonte - perché dobbiamo cercare di capire dove stiamo andando dopo tutto quello che sta succedendo in questi anni. Ma i nostri dati mostrano anche che fino a poco prima del conflitto c'erano le basi per una robusta ripresa". 

A rischio un'impresa fragile su due

Su 55mila imprese la simulazione di Ires dice che i costi di produzione potrebbero aumentare del 40%, mentre 4 imprese su 10 perdono posizioni di redditività. Un'impresa su tre tra coloro che oggi godono di buona salute possono vedere deteriorare la propria condizione. Ma la fetta sale al 40-50% delle imprese fragili, che sono ancora più sul baratro.

Sul fronte export, il Piemonte nel 2019 esportava verso la Russia circa 650 milioni di euro di beni (ovvero l'8,3% del totale nazionale) e nel 2021 questa quota era salita oltre 820 milioni (10,7% del totale italiano). I settori più coinvolti sono vini e bevande, alimentari, automotive e macchinari.

La speranza del Pnrr

L'ancora di salvezza, nata dalla pandemia e resa ancora più indispensabile dal conflitto in Est Europa, si chiama sempre Pnrr. "Dobbiamo dare la certezza che le istituzioni ci sono - aggiunge l'assessore regionale Andrea Tronzano - Non ci manca la determinazione e nemmeno la responsabilità. Le parole sono state fatte, tante, troppe. Ma ora arrivano le risorse e bisogna scaricarle a terra".

Sempre meno piemontesi: in 10 anni perse Novara e Savigliano

A livello demografico, continua a calare il numero di abitanti nella nostra regione. La popolazione cala di circa il 4%, con picchi in alcuni territori dell'8%. E questo contribuisce fortemente anche alla crescita del tasso di invecchiamento, visto che la denatalità colpisce anche qui. E la pandemia ha aumentato le difficoltà.

In dieci anni abbiamo perso quasi 122mila abitanti. La scomparsa di due città come Novara e Savigliano messe insieme. Nel 2021 sono nati 27mila bambini, contro i 37mila del 2012.

Istruzione e lavoro

A livello di istruzione, il Piemonte ha subito la pandemia, anche se meno che nel resto d'Italia. E a pagare il prezzo più alto sono stati i ragazzi in difficoltà economiche.

A livello lavorativo, le tutele occupazionali hanno difeso i posti (il 66,3% dei piemontesi ha un lavoro), ma aumentano gli scoraggiati (+30%, pari a circa 30mila persone) ma resiste anche il gap tra uomini e donne. I maschi sono occupati nel 72% dei casi, mentre le donne sono sotto il 60%.

Rinnovabili zavorrate (e occhio all'idroelettrico)

Nella corsa alle energie rinnovabili il Piemonte ha visto un aumento del 13,5%, anche se più lentamente rispetto al 18,4 nazionale. In questo incide la cosiddetta sindrome "nimby", che vede sempre proteste da chi dovrebbe ospitare le strutture sul proprio territorio.

Questo fa comunque di noi la terza regione in Italia, soprattutto da idroelettrico (anche se questo potrebbe creare difficoltà vista la situazione di siccità).

Massimiliano Sciullo

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