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Viabilità e trasporti | 22 giugno 2018, 15:16

Rivoli, una serata per ricordare la sua "Filovia"

Una vicenda che, accanto ai collegamenti e alle infrastrutture, ha accompagnato lo sviluppo economico del territorio

Rivoli, una serata per ricordare la sua "Filovia"

"Tutti ricordano Rivoli per la sua Filovia". E' così che parla, Carlo Beltramino, presidente dell'Associazione La Meridiana che, in collaborazione con l'Associazione Metro Rivoli - Sviluppo ad Ovest, ha dato vita a un incontro a proposito del volume scritto dal professor Giovanni Zampa "La Filovia Torino - Rivoli (1955 - 1979) e il CTREA".
Alla serata di ieri ha anche partecipato il senatore Stefano Esposito, già assessore ai trasporti del Comune di Roma, che definisce l'opera rivolese "rivoluzionaria e di grande ispirazione per le opere future".

A metà dell' 800  nasce l'esigenza di creare un collegamento Torino - Susa, ma Rivoli per un problema urbanistico viene tagliata fuori dal progetto. Così, l'allora Ministro dei lavori pubblici del Regno di Sardegna, Pietro Paleòcapa, che capiva l'importanza strategico - economica della città, decise di collegare con una direttissima Rivoli - Alpignano, ma non bastava, il suo sogno si estendeva anche a Torino.

E' solo nel 1971, il 17 settembre, però che si vedrà inaugurata la Ferrovia a vapore, data che cadde in coincidenza con un'altra importante inaugurazione: il traforo del Frejus. "Siamo nel periodo storico più buio dal punto di vista economico di Torino", sostiene Carlo Beltramino introducendo il libro, "Torino aveva perso il titolo di capitale, e aveva perso tutti quei benefici economici che ne derivava. A soffrire perciò di questa crisi economica non è solo Torino, ma si porta dietro con sé anche tutte le città limitrofe. Per questo motivo il 1971 per la città di Rivoli si tratta di una data storica".

Si dovrà aspettare però fino al 1955 quando Giolitti, Presidente del Consiglio e Consigliere Comunale di Rivoli, trasformo la vecchia ferrovia, precedentemente elettrificata a inizio secolo, nella filovia di cui parla il prof. Zampa nel suo scritto.

"Sono un ricercatore" - premette Zampa - "ed è per questo che nel mio libro, arrivato a 300 pagine troverete tante immagini, le immagini sono utili a raccontare la storia, nel dettaglio, e più indagavo più trovavo nuovi spunti da ricercare. Ho parlato con vecchi bigliettai e guidatori di filobus, mi hanno raccontato che occorreva una patente speciale e apposita, ho riscoperto vecchie cartoline, che una volta venivano colorate a mano quindi non sempre attinenti all'originale ma vi daranno un'idea di come realmente fossero costruiti i mezzi, ho scavato negli archivi e raccolto testimonianze: ecco il mio libro è stato il frutto di una ricerca nell'anima di questo progetto".


Numerosi sono stati gli interventi da parte del pubblico, a sottolineare che "la stazione", trasformata ai giorni nostri nel capolinea dei bus, è un ricordo ancora molto attuale per molte generazioni che hanno visto la sua trasformazione attraverso gli anni.

Virginia De Meo

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