/ Economia e lavoro

Economia e lavoro | 06 marzo 2024, 15:48

Sartoria nei negozi di vestiti, somministrazione tra gli alimentari: con la crisi i negozi torinesi devono inventarsi qualcosa

Coppa (Ascom): "C'è stabilità, in attesa che ripartano i consumi". Ma i debiti cominciano a pesare

Con la crisi i negozi torinesi devono inventarsi qualcosa di nuovo

Con la crisi i negozi torinesi devono inventarsi qualcosa di nuovo

Un terziario a due velocità, sotto la Mole: il turismo va, mentre il commercio soffre e morde il freno, perché il calo dei consumi sta facendo danni. "Aspettiamo le famiglie", è la sintesi abbinata alla fotografia scattata da Ascom Torino e provincia, con l'analisi congiunturale di fine 2023 e inizio 2024. Ma intanto ci sono negozi che cambiano pelle per sopravvivere: sartoria nei negozi di abbigliamento, oppure libri e fiori, o la somministrazione abbinata alla vendita traduzionale di alimentari.

Numeri stabili e clima d'attesa

I numeri confermano come, rispetto al commercio non alimentare (che soffre e cala), la ristorazione è soprattutto la ricezione turistica salgono a ritmi decisamente superiori a quelli medi del terziario. Ma in generale il clima di fiducia è migliore di quello del resto del Paese (54 a 49). Sostanzialmente stabili ricavi e occupazione.

Deve scendere l'inflazione 

"Fino a quando l'inflazione non si conterrà e i mutui peseranno così tanto, i consumi resteranno al minimo", dice la presidente di Ascom Torino e provincia, Maria Luisa Coppa. "Anche i due conflitti internazionali pesano, soprattutto con la situazione del Mar Rosso che fa ulteriormente salire i prezzi".

Difficoltà col credito

E l'onda finisce per infrangersi anche sul credito. "Le aziende stanno ancora sopportando i prestiti sotto Covid e chi chiede finanziamenti lo fa non per investire, ma per ristrutturare il debito". In particolare, chi si muove in questo senso è salito al 17% (in Italia sono l'11%,  ma soprattutto erano il 4% il trimestre precedente). Mentre chi investe, rispetto al 29% italiano, è solo il 20%.

Intanto, però, sono complessivamente il 56% delle richieste viene accolta pienamente, mentre il 13% viene respinta. Il 21% ottiene l'ok, ma con importi inferiori. "Stanno venendo al pettine i problemi per i finanziamenti Covid e la situazione rischia di peggiorare nei prossimi mesi. Le banche devono creare prodotti per agevolare la ristrutturazione del debito. Prima che l'azienda diventi cattivo pagatore".

Inventarsi cose nuove contro il calo dei consumi

In generale, rispetto al triennio 2019-2021 i consumatori spendono di meno (56,5% sia in volume che in valore). Questo fa calare i ricavi, che comportano riduzione dei margini (38,1%), riduzione della liquidità (37,4%) e difficoltà finanziarie (23,3%). Addirittura il 4,6% dice di rischiare di chiudere e il 4,4% pensa a tagli del personale.

E se da un lato c'è chi ha bloccato gli investimenti, altre strategie riguardano la creazione di un canale di vendita online (46,3%), diversificando l'offerta (78%), applicando sconti e promozioni (46,7%).

Sono periodi si cambiamento, come ribadisce Coppa. "L'abbigliamento si sta ripensando, ma si espande anche una forte inventiva. Ci sono negozi ibridi, che abbinano la vendita ad altri servizi come la somministrazione, oppure la sartoria insieme alla vendita di vestiti. Sono tutte intuizioni che poi spesso i grandi copiano dai piccoli. E in tanti cercano di aggiungere servizi alla vendita, compresa la consegna a casa della spesa".

Massimiliano Sciullo

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A DICEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium