Qual è la ricetta dei partiti per contrastare le infiltrazioni della mafia e più in generale della criminalità organizzata nella politica? In vista delle elezioni regionali, ne hanno discusso in un dibattito organizzato da Libera Domenico Rossi del Partito Democratico, Sarah Disabato del Movimento 5 Stelle, Alice Ravinale di Sinistra Italiana, Valter Marin della Lega, Beatrice Rinaudo di Forza Italia e Vittoria Nallo di Italia Viva.
Economia e appalti
Uno dei pericoli percepiti come più incombenti è quello legato alle infiltrazioni nel mondo economico, non solo nell'ambito di attività come il traffico di esseri umani, armi e stupefacenti come affermato da Rinaudo, ma anche e soprattutto nell'ambito degli appalti a livello locale. Sull'ultimo punto, riferito in particolare ai cantieri Pnrr, si sono detti d'accordo Marin, Ravinale e Rossi, con i due esponenti di centrosinistra preoccupati anche dal tema delle ecomafie e del gioco d'azzardo. Disabato, criticando l'allentamento dei controlli per rendere più veloci appalti e subappalti, ha messo invece in luce le criticità legate al finanziamento dei partiti (e supportato i colleghi sul gioco d'azzardo).
Gli strumenti interni ai partiti
I politici presenti si sono poi confrontati sugli strumenti messi in atto dai propri partiti per prevenire le ingerenze mafiose: Disabato, Rinaudo e Nallo hanno sottolineato, a proposito, il ruolo fondamentale giocato dalle scuole politiche interne alla propria organizzazione nella promozione della legalità e del contrasto alla criminalità, mentre Ravinale e Marin hanno fatto leva sul concetto di militanza affermando come anche i candidati vadano selezionati solo dopo un percorso politico certo. Secondo Rossi a questo va anche aggiunta la necessità di parlare di mafia in modo palese, mettendola al centro del dibattito senza sottovalutarla.
Sull'importanza di un codice etico si è invece registrata la convergenza di (quasi) tutti i relatori: Nallo, Rossi, Disabato e Ravinale hanno infatti confermato la presenza di un documento valoriale all'interno del proprio partito, seppur con nomi diversi e forme diverse, ribadendone l'utilità. Di parere opposto è stato invece Marin, secondo cui il codice etico rappresenta solamente una mossa di facciata con poca concretezza.
Le proposte elettorali
Stimolati dalla referente regionale di Libera Maria Josè Fava, infine, i presenti si sono sbilanciati su alcune proposte elettorali. Lo spunto più interessante è stato sicuramente dato da Rossi e Disabato, protagonisti del dialogo tra PD e Movimento 5 Stelle per un'eventuale alleanza: entrambi hanno infatti proposto di riformare la Commissione Legalità della Regione, con il dem a riportare in auge il codice etico regionale e l'esponente pentastellata ad auspicare una delega al “controllo” delle partecipate come Finpiemonte.
Ravinale ha inoltre ribadito l'intenzione di rafforzare la legislazione sugli appalti pubblici e di riattivare la legge sul gioco d'azzardo patologico, mentre Marin e Nallo hanno esplicitato la volontà di rafforzare il ruolo dell'educazione nelle scuole e di riavvicinare i giovani alla politica.