“L’escalation della crisi in Medio Oriente rischia di penalizzare fortemente il made in Piemonte": è il grido d'allarme lanciato da Dino De Santis, Presidente di ConfartigianaTO.
"La nostra regione è la quinta più esposta con oltre 4 miliardi di euro di merci esportate via mare attraverso il Canale di Suez e il Mar Rosso (circa la metà ricade su Torino e provincia), viene rallentato se non ridotto l’approvvigionamento di prodotti essenziali per la trasformazione della nostra manifattura ed inoltre il Qatar ha deciso di sospendere il passaggio delle sue navi cisterna con il Gas naturale liquefatto (Gnl) con il rischio concreto di una nuova impennata dei prezzi dell’energia".
"Si rischia lo stop del Made in Piemonte"
“Il sommarsi delle crisi internazionali aggravano la frenata del commercio internazionale - continua De Santis - Gli effetti, infatti, si aggiungono alla stretta monetaria in corso e alla riattivazione delle regole europee di bilancio che potrebbero avere conseguenze sulla crescita, riducendo la fiducia e la propensione ad investire delle imprese. Il rischio è che l’approccio ‘attendista’ delle imprese, che ancora sorregge la seppur flebile fiducia, possa degenerare in recessione”.
De Santis: "Spettro recessione"
Per l’Italia si stima che il valore dell’import-export annuale che transita per il Canale di Suez proveniente dai paesi del Medio Oriente, dall’Asia, dall’Oceania e dai paesi del Sud-Est dell’Africa nel 2023 (ultimi dodici mesi a settembre) sia pari a 148,1 miliardi di euro, di cui 93,1 miliardi di euro di importazioni e 55,0 miliardi di esportazioni, che rappresenta il 42,7% del commercio estero dell’Italia trasportato per mare e l’11,9% del commercio estero totale dell’Italia. Nel dettaglio si tratta del 15,2% delle importazioni totali e dell’8,7% delle esportazioni totali. I paesi maggiormente interessati per valore dell’intercambio commerciale via nave con Italia sono Cina, India, Arabia Saudita, Giappone, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Iraq, Indonesia.
"All'orizzonte caos forniture e più inflazione"
“Il canale di Suez ha un peso rilevante per il nostro interscambio - conclude De Santis - Quello che ci preoccupa di più è che il caos forniture possa lasciare un segno sull’inflazione. Difficile oggi dire quanto sarà marcato, ma potrebbe convincere Fed e Bce a fare marcia indietro sulla promessa di tagliare i tassi di interesse. Il che sarebbe drammatico per il nostro accesso al credito”.