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Sanità | 21 ottobre 2023, 18:15

La grande fuga dei medici: nel 2022 oltre 330 medici hanno lasciato gli ospedali piemontesi

Scelto il privato o la medicina convenzionata. Anaao Assomed lancia l'allarme: "Se non si interviene subito a rischio la tenuta del servizio sanitario nazionale"

medici - foto d'archivio

La grande fuga dei medici: nel 2022 oltre 330 medici hanno lasciato gli ospedali piemontesi

2022 odissea negli ospedali piemontesi, verrebbe da dire parafrasando il titolo di un famoso film di fantascienza. Ma qua si tratta di cruda realtà, di numeri pesanti come pietre. Lo scorso anno in Piemonte ben 332 medici ospedalieri si sono licenziati volontariamente per cambiare lavoro. Rappresentano il 4% degli ospedalieri della Regione. 

E' Anaao Assomed a fornire questi cifre e a lanciare l'allarme, attraverso la segretaria regionale Chiara Rivetti. "Molti medici stanno smettendo di veder l’ospedale come un bel posto dove lavorare e passare gran parte del tempo. Nonostante abbiano iniziato la professione con passione ed entusiasmo, sopportato nel corso degli anni sacrifici e rinunce, in molti si stanno disinnamorando del lavoro. E questo deve preoccupare tutti".  I dati forniti dal sindacato dei medici sono "al netto dei pensionamenti e delle dimissioni rassegnate per poi però rientrare nel Sistema Sanitario pubblico ma in un'altra ASL".

Emorragia di medici

"I numeri sono sovrapponibili al 2021, quando si erano dimessi 331 colleghi, il 27% in più del 2020. Se nel 2021 avevamo giustificato l’incremento attribuendolo a un possibile scivolamento al 2021 di coloro che avevano programmato le dimissioni nel 2020 e poi erano rimasti in servizio per aiutare a gestire l’emergenza Covid, ora non è più così", viene sottolineato da Anaao. Quasi un medico al giorno in Piemonte sceglie di licenziarsi. Di questi 332, in 40 si sono dimessi per andare a lavorare nella medicina convenzionata: 10 sono pediatri che hanno scelto di lavorare come pediatri di libera scelta; 10 hanno optato per la medicina di famiglia e 18 sono diventati specialisti ambulatoriali. "Questo dato è in crescita negli anni: erano 35 nel 2021, 22 nel 2020 e 23 nel 2019", sottolinea Anaao.  

Gli altri 292 medici hanno optato per la libera professione con partita Iva, per il lavoro in ambulatori convenzionati o negli ospedali privati. "Il lavoro a partita IVA e negli ambulatori convenzionati consente certamente una maggiore autonomia e flessibilità di orario rispetto alla dipendenza nel SSN, oltre alla possibilità di un trattamento fiscale agevolato del reddito prodotto", sottolinea ancora il sindacato regionale dei medici.

Scelto il privato o la medicina convenzionale

Tra quanti scelgono di abbandonare il Servizio Sanitario Regionale per il privato o per la medicina convenzionata si riscontra una prevalenza del genere femminile: sul totale dei medici che si sono trasferiti al privato il 53% è donna, mentre tra quanti sono passati al convenzionato le donne rappresentano il 67,5%. Questo dato è confermato anche dalle analisi svolte per gli anni passati.  

"È probabile che su questa scelta giochi un ruolo la mancanza di turni, la diminuzione delle reperibilità notturne e festive e gli orari più flessibili, che meglio si conciliano con la gestione degli impegni familiari", fa notare ancora Annao.

I dati, provincia per provincia

Scendendo nel concreto dei numeri, appare molto critico il dato della Provincia di Alessandria, sia AO che ASL, che risulta quasi doppio rispetto alla media regionale. In particolare l’Azienda Ospedaliera di Alessandria per il terzo anno consecutivo è quella da cui vanno via più medici. A seguire, le Aziende del Verbano Cusio-Ossola, Asti, Biella e Vercelli, tutte con quote di medici in fuga al di sopra del 5% del totale. Le Aziende che registrano le maggiori dimissioni volontarie sono tutte in “provincia” ad eccezione della Provincia di Torino: TO4 – TO3 e TO5 sono ampiamente sotto la media regionale. Nel 2022, all'interno della città metropolitana di Torino, registrano più cessazioni di medici l’AOU S. Luigi, con il 4,7% di medici licenziati e l'ASL Città di Torino con il 3,5%. 

La fuga da Anestesia e Rianimazione

Nel 2022 la maggioranza dei medici che si dimettono volontariamente sono specialisti in Anestesia e Rianimazione, disciplina che già gli scorsi anni cedeva numerosi medici al privato: sono 35 nel 2022, erano 30 nel 2021, 31 nel 2020 e 32 nel 2019. Seguono Psichiatria e Medicina e Chirurgia d’Accettazione e Urgenza, anche quest'ultima una delle specialità che da anni conta un numero elevato di fughe.  

Le dimissioni volontarie determinano un perverso circolo vizioso: organici ridotti causano aumenti tali del carico di lavoro che i colleghi decidono di licenziarsi, peggiorando ulteriormente gli organici. "Quando come Sindacato chiediamo di assumere, ci viene risposto che non si trovano specialisti, e che i concorsi vanno deserti. Ma sarebbe già un gran traguardo per la Sanità Regionale, riuscire a trattenere nel sistema i propri dipendenti", fa notare Anaao Assomed. 

"Cercare di rendere loro il lavoro meno usurante, valorizzarli, investire nella loro formazione, coinvolgerli nelle scelte. Invece, accanto agli stipendi meno pagati d’Europa, abbiamo un lavoro che obbliga a sacrificare la vita privata, che mortifica le ambizioni di carriera e di realizzazione professionale", dichiara la segretaria Rivetti. "Il clima lavorativo negli anni si è rovinato, il tanto odiato carico di lavoro burocratico è ulteriormente peggiorato, le aggressioni da parte dei pazienti sono in aumento, come anche le denunce. I medici devono gestire con equipe ridotte negli ultimi anni mediamente del 20-30% uguali carichi di lavoro di prima, senza contare l’obiettivo di smaltire le eterne liste d’attesa".

L'eterno problema delle liste d'attesa

"Una dottoressa che ha deciso di lasciare, ha descritto la sua situazione come quella di un criceto nella ruota: vai avanti fino all’esaurimento, senza accorgerti. Solo quando sei fuori riesci a vedere lucidamente quanto pesante e frustrante fosse il tuo lavoro", fa notare Anaao in conclusione. "Chi può, dice basta. E cerca le vie di fuga. Ma se a livello individuale i licenziamenti sono assolutamente comprensibili, in un’ottica di sistema, è a rischio la tenuta del Sistema Sanitario Nazionale".

redazione

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