Politica - 06 agosto 2022, 08:00

L'ex ministro Livia Turco a Torinoggi.it: "Il governo Draghi? Non meritava questa fine. Ma sul sociale non ha avuto coraggio. I partiti? Penosi"

"Solo Partito Democratico e Fratelli d’Italia, su posizioni opposte, hanno dimostrato coerenza. Ci vuole il coraggio di sostenere gli invisibili". Parlamentare dal 1987 al 2013 ha promosso leggi di grande attualità: dal fine vita all'immigrazione all'uguaglianza salariale

Livia Turco

Livia Turco

Responsabilità, sostegno al prossimo, ascolto e coerenza. Sono queste le parole che l’onorevole Livia Turco, ripete più spesso, durante la nostra lunga chiacchierata e le pronuncia con un tono e una passione che sono rimaste identiche da quando, da ragazzina, capì che la politica era il suo futuro.

Ho iniziato l’attività politica al liceo classico", ricorda, "con l’iscrizione alla Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI), l'organizzazione giovanile del Partito Comunista Italiano (PCI), nella sezione di Cuneo". Perché le sue radici sono in provincia Granda, più precisamente nel piccolo comune di Morozzo: “da tanto tempo, ormai, vivo a Roma ma a Morozzo c’è un pezzo del mio cuore. Per questo torno spesso, soprattutto nella vacanze estive, per incontrare parenti ed amici, passeggiare, riassaporare la nostra cucina: vado matta per insalata russa e vitello tonnato. Morozzo è il mio porto sicuro, soprattutto quando nella Capitale il caldo si fa pesante".

In questi ultimi mesi al caldo climatico, si è aggiunto anche quello politico.

“Il governo Draghi non meritava una fine simile, così poco dignitosa” commenta Livia Turco con quel piglio deciso che l’ha contraddistinta nella sua lunga carriera politica.“È vero che il governo di unità nazionale non c’era più e da persona coerente e responsabile qual é Draghi, non poteva far altro che rimettere il suo mandato nelle mani del presidente della Repubblica Mattarella e quindi dimettersi. Con lui sono state prese decisioni importanti soprattutto per quanto riguarda il sostegno alle famiglie: penso all’argine messo al caro bollette, al salario minimo, alla credibilità in Europa, ai fondi del Pnrr. Nel momento in cui lavorare era diventato impossibile, tra discussioni che andavano molto al di là della normale e giusta dialettica, non poteva far altro che rimettere il mandato. I partiti, poi, non hanno fatto una gran bella figura: gli unici ad essere coerenti, anche se su posizioni opposte, sono stati il Partito democratico e Fratelli d’Italia. Sono stata una sostenitrice del governo Draghi, per come ha operato ed i risultati raggiunti in un lasso di tempo così breve. Però.....”.

Onorevole Turco, cosa significa quel suo però? Non mi dica che ha un motivo per criticare il governo Draghi.

“E sì, purtroppo una critica devo farla, anche se spero che in questo periodo di transizione, si riesca ancora a porre rimedio a quello che io trovo una dimenticanza grave. Molto grave, soprattutto per chi intende aiutare e sostenere le fasce più deboli”.

A che cosa si riferisce?

“Mi riferisco all’ascolto delle fasce più deboli, le persone invisibili che troppo spesso vengono dimenticate. E dire che sono molte e dietro di loro c’è sempre una famiglia in difficoltà, una sofferenza che la mancanza di aiuti rende ancora più acuta. Ad inizio anno, ho presieduto il Gruppo di lavoro “Interventi sociali e politiche per la non autosufficienza” del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, realizzando una legge per un piano di sostegno per le famiglie che accudiscono non autosufficienti. Va garantito un aiuto economico e morale: non è più possibile in una società civile far finta di niente davanti a queste criticità. Ci vuole coraggio per approvare una legge simile, lo so, ma la politica deve dire in maniera chiara se questa fascia di cittadini in difficoltà, li vuole tutelare oppure no. Spero in una sensibilità di Draghi e del suo governo, che per ora mi sembra mancare. Del resto questo piano rientra nel Pnrr, per cui mi aspetto, anzi spero, in una sua ripresa, anche solo una approvazione che lasci un segno forte e tangibile per il governo che verrà dopo il voto”.

La sua carriera politica è sempre stata caratterizzata da quello sguardo particolare ed attendo al mondo del sociale. E i temi da lei trattati, le leggi firmate da ministro e sostenute come parlamentare, sono di grande attualità: sanità, assistenza, lavoro, parità salariale, congedi parentali, tutela della maternità, immigrazione. Infatti, lei è stata ministro per la solidarietà sociale dal maggio 1996 al giugno 2001 nei governi Prodi I, D'Alema I, D'Alema II e Amato II, nonché ministro della salute dal maggio 2006 al maggio 2008 con il governo Prodi II. Ha trattato temi caldi e nodi non ancora del tutto risolti.

“La verità è che in vent’anni le separazioni tra sociale e sanitario non sono ancora superate. Ben si è visto durante l’emergenza pandemica: pensavamo di essere imbattibili ed invece ci siamo scoperti fragili. Ma soprattutto abbiamo toccato con mano l’importanza di essere solidali, di pensare anche agli altri: inutile avere un’Europa completamente vaccinata se poi l’Africa non lo è. Non saremmo mai al sicuro senza capire che la globalizzazione significa anche pari opportunità di cure per tutti. Il Covid ha messo il dito in una nostra profonda piaga mai sanata: la medicina e l’assistenza territoriale come base fondamentale di una medicina attenta e sicura, che risponde non solo alle esigenze mediche ma anche sociali dei pazienti e delle loro famiglie. Penso a quando sia difficile in Italia, e lo dico essendoci passata, con mia madre non autosufficiente, accudita da me, mia sorella e mio fratello per dodici anni. I servizi sociali devono essere più presenti, più collaborativi, è necessario investire di più sul territorio e sul sociale. Dare due ore alla settimana di assistenza ad un malato e alla sua famiglia, serve ben poco. Ci vuole un piano ben strutturato, competente, studiato su misura per chi ha bisogno, contando anche su quella grande forza che è il volontariato. Anche la malattia deve essere vissuta in maniera dignitosa da malati e familiari. E la società deve farse carico, sentirsi responsabile affinché ciò si realizzi”.

Lei parla di dignità nella fase della malattia e, da cattolica, cosa pensa del fine vita?

“Penso che anche in questo caso vada preservata la dignità delle persone. Quando le cure diventano accanimento terapeutico, ma anche quando una persona non riesce più, fisicamente e psicologicamente, a gestire la propria malattia, è giusto trovare una soluzione dignitosa, soprattutto per chi non può contare sull’amorevolezza di una famiglia. A questo proposito voglio ricordare la mia legge del cuore, la 38/2010”.

Livia Turco è stata tra i primi ideatori e tra i più fermi sostenitori di questa legge, che garantisce l’accesso alla terapia del dolore e alle cure palliative.

“È una legge di civiltà. Alleviare la sofferenza di chi vive in condizioni di dolore cronico e promuovere la dignità nel fine vita senza che ci siano diseguaglianze, è un grande obiettivo, per cui sono contenta di essermi spesa. La 38 è stata una legge molto voluta e molto condivisa non solo all’interno del Parlamento, che ha messo a frutto il lavoro con la società civile, con i medici e con le associazioni, che avevo iniziato quando ero ministro. Devo anche dire che provengo da un territorio, ossia dalla provincia di Cuneo che è sempre stata molto sensibile, molto preparata su questo tema. E ne vado orgogliosa”.

Insieme a Marisa Malagoli Togliatti, ha fondato e presiede la Fondazione Nilde Iotti.

“Sì è una Fondazione di cultura e politica delle donne che ha come primo obiettivo quello di fare vivere nella società di oggi, soprattutto fra i giovani, il senso della politica e lo stile incarnati nella figura di Nilde Iotti. È molto impegnativo, però trovo sempre il tempo per fare volontariato, una passione che ho fin da quando ero ragazza. Vado spesso a trovare le persone anziane di un istituto romano: ragazzi arzilli e di grande simpatia. Amano cantare e da quando ho svelato le mie origini, hanno inserito nel loro repertorio di canzoni romane, anche Piemontesina bella".

NaMur

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