Economia e lavoro - 20 gennaio 2022, 15:15

Torino, bar e ristoranti di fronte al baratro: cali del 50%. "La pandemia economica è peggio di quella sanitaria"

Epat lamenta le difficoltà legate allo smart working, ma anche ai contagi, alle quarantene, all'assenza di turisti e all'uso del super green pass

tavolo di ristorante imbandito

I bar e i ristoranti di Torino lamentano cali anche del 50% del giro d'affari, in questo periodo

Una ricetta micidiale. Di quelle che però non lasciano un senso di sazietà, ma di vuoto. È quella che - loro malgrado - stanno sperimentando i bar e ristoranti di Torino in questi giorni di "picco" di Omicron. E gli ingredienti spaziano tra smart working, super green pass, contagi e quarantene, fino all'assenza di turisti. Il risultato? Locali semi vuoti, con cali di consumi che sfiorano il 50%.

Epat: "Paura per la sopravvivenza delle nostre aziende"

A lanciare l'allarme è la Epat di Torino: “Stiamo attraversando un periodo di convivenza con il virus, che oggettivamente incomincia a far paura per la sopravvivenza delle nostre aziende. A parte quelle chiuse o per limiti di legge o perché non ce la fanno più, i consumi sono crollati. La tensione sui prezzi delle consumazioni, che fa gridare allo scandalo su quello simbolo della tazzina del caffè, è il segno che gli operatori aperti, che ben sanno le conseguenze di aumenti di prezzi in un’economia depressa, non ce la fanno ad assorbire la lievitazione dei costi. Occorrono pertanto interventi strutturali che mirino alla sopravvivenza di un settore con un’ottica di almeno due anni”, dice Alessandro Mautino, presidente di Epat Torino. 

 

Poca liquidità, ma anche rincari delle forniture e inflazione

Come non bastassero le difficoltà legate alla salute di tutti, su queste incidono anche l'inflazione, i rincari delle materie prime e delle bollette. Un mix che può essere letale. “Gli esercenti che sono stati costretti nel periodo di pandemia a far fronte nei modi più diversi a strumenti per integrare la liquidità mancante sono il 70% dell’intero settore.  Di questi un 15 % ha operato sui contratti di locazione, il 20 % ha trattato con i fornitori modificando le condizioni, il 25% ha finanziato con proprie risorse mobili o immobili ed il 40 % ha fatto ricorso a banche o utilizzando scoperti o accendendo finanziamenti pandemici. Oggi debbono fare i conti con oltre il 50% d’aumento dell’energia e l’inflazione del 3,9% nel 2021, ritornando all’ultimo dato similare che era del 1996 con il 4%, in un’epoca in cui l’inflazione galoppava e che sintetizza perché tutti i loro prodotti d’utilizzo sono aumentati - aggiunge Claudio Ferraro direttore Epat -. Le operazioni di finanziamento bancario con il fondo di garanzia per tutti i settori  imprenditoriali ammontano al 17/1/2022 solo a Torino e provincia a 45.000, per un importo di quasi 861 milioni di euro, per finanziamenti sotto i 30.000. La moratoria dei finanziamenti pregressi è scaduta a dicembre 2021 ed i finanziamenti per pandemia con il pagamento dei soli interessi per due anni, incomincia scadere da marzo 2022 e gli operatori del pubblico esercizio non sono in grado di restituire il capitale, perché la crisi di liquidità non viene meno”.

 

"Nuovi sostegni per il settore"

Bisogna provvedere urgentemente a ulteriori fondi perduti per il settore - conclude Mautino - e per le ipotesi di rinegoziazione dei finanziamenti con garanzie autorizzate dal Medio Credito Centrale, dal 12 gennaio, evitare l’ulteriore commissione prevista dal 1°Aprile prossimo e calmierare i costi di rinegoziazione sperando che l’inflazione non provochi in questo caso lievitazioni degli interessi che debbono determinare le banche. Occorrerà di certo governare l’utilizzo del suolo pubblico e garantire la cassa integrazione ai dipendenti, ma occorre guardare al settore nel suo complesso per un prossimo futuro aiutandolo nelle risorse, nella qualificazione professionale e in una politica di agevolazioni correnti. Siamo entrati in un contesto economico che ha due alternative: aiuti e sovvenzioni per i prossimi due anni o chiusure e perdite di posti di lavoro decisamente superiori a quanto sin ora previsto”.

Massimiliano Sciullo

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