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Economia e lavoro | 23 agosto 2021, 19:08

Banchi a rotelle, che fine hanno fatto? "Arrivati a chi li ha richiesti. Ma il problema sono le aule"

A poche settimane dalla ripartenza della scuola, torna d'attualità la proposta che fu della ministra Azzolina, ma poi finita nel dimenticatoio. Ecco cosa succede a Torino e in Piemonte

banchi a rotelle in un'aula di scuola

I banchi a rotelle sono stati uno dei temi più dibattuti in tempi di Covid (e di Dad)

Tre settimane alla prima campanella. Fervono i preparativi per la ripartenza della scuola, anche a Torino e in Piemonte. E se da un lato la sfida - come tutti gli anni - è quella di far quadrare organici e personale, dall'altro rimbomba una domanda che (con i problemi del Covid e la relativa dad) è prima finita sotto i riflettori e poi scivolata nel dimenticatoio: che fine hanno fatto i banchi con le rotelle?

Una proposta del ministro Azzolina

L'idea nacque dal ministero guidato all'epoca del Governo Conte dalla ministra Lucia Azzolina. Una scelta che ha scatenato non poche ironie, ma che l'ex titolare del dicastero all'Istruzione ha rivendicato anche recentemente. "Rifarei tutto, anche i banchi a rotelle, che in alcuni casi in Italia erano già stati utilizzati molti anni prima". Ma nella lente deformante che la pandemia ha applicato sulla nostra vita di tutti i giorni, la questione delle postazioni mobili per i ragazzi che frequentavano la scuola (e soprattutto che volevano frequentarla) è stata bollata da molti come una boutade e una spesa improduttiva.

"Arrivati a chi ne ha fatto richiesta"

E se anche a livello regionale si sta cercando di mettere ordine in questa vicenda, facendo il punto della situazione, c'è chi i banchi li ha visti per davvero. Come Rossella Landi, presidente regionale della categoria dei presidi per il Piemonte dallo scorso mese di giugno: "Ho da poco cambiato istituto, ora mi trovo in un liceo. E devo dire che, se per la scuola da cui provengo non avevo fatto richiesta, in questa in cui sono arrivata la richiesta era stata fatta e i banchi sono arrivati. Sono circa una cinquantina e sono stati consegnati nel corso dal passato anno scolastico".

"Il problema sono le aule, non i banchi"

E se viene dunque smentita la leggenda metropolitana dei banchi a rotelle-fantasma, non ci sono maggiori certezze però sull'utilizzo reale che ne è stato fatto, dai singoli istituti che ne hanno inoltrato richiesta. "I banchi sono arrivati, ma in molti casi sono stati messi da parte", fa notare Diego Meli, segretario di Uilscuola Piemonte. "Ovviamente la distribuzione, a Torino e in Piemonte, è stata eterogenea come nel resto d'Italia. Ma poi è stata ogni singola scuola a decidere se e come farli entrare in funzione".
Il tema, piuttosto, sembra essere un altro. "Possiamo anche avere tutti i banchi a rotelle che vogliamo, ma il problema restano gli spazi, le aule. Se ci sono classi eccessivamente numerose, non è certo il banco singolo e con le rotelle a risolvere il quesito del distanziamento. Proprio per questo abbiamo continuato a chiedere che le classi non superino i 18-20 elementi, anche perché accanto alle questioni del distanziamento c'è anche quello dell'insegnamento. Con troppi bambini, come si potranno seguire adeguatamente anche quelli che parlano a malapena l'italiano?".
E poi, a chiudere il cerchio, l'annoso tema del reclutamento. "Ogni anno diventa una via crucis - dice il sindacalista - mentre bisogna garantire innanzitutto la continuità didattica. Per questo chiediamo che le nomine siano triennali e che, alla fine del triennio, ci sia l'inserimento in ruolo. Un concorso con le crocette non basta a dimostrare la capacità di insegnare e di trasmettere ai ragazzi: quello lo si dimostra in aula".

 

Massimiliano Sciullo

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