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Economia e lavoro | 16 novembre 2020, 10:15

Salone dell'Orientamento: 6 giorni per decidere il futuro dei ragazzi dopo la terza media, completamente in digitale

Edizione tutta online per l'evento che accompagna le famiglie nella scelta del percorso verso le scuole superiori di Torino e provincia. Quattro le aree di interesse. Azzarà: "Un peccato che la Regione abbia tolto la delega all'Orientamento a livello provinciale"

Salone dell'Orientamento: 6 giorni per decidere il futuro dei ragazzi dopo la terza media, completamente in digitale

Un evento pensato per chi, a Torino, si trova ad affrontare quel passaggio fondamentale che conduce dalla fine della "vecchia" terza media all'inizio delle scuole superiori. Il primo bivio vero e proprio verso il futuro dei ragazzi e, in prospettiva, verso il mondo del lavoro. Prende via oggi il Salone dell'Orientamento digitale, che durerà per tutta la settimana e - visto il periodo storico piuttosto complicato - per la prima volta si presenta in maniera totalmente digitale. 

"Il Salone è stato rilanciato lo scorso anno dopo un periodo di sospensione - spiega Antonietta Di Martino, assessora all’Istruzione e all’edilizia scolastica della Città di Torino - perché molto importante e soprattutto molto atteso a livello cittadino, per accompagnare la scelta scolastica dopo la terza media".
"Le principali innovazioni di questo salone - aggiunge - è che invece di tre giorni dura dal 16 al 21 di novembre e il sito, con tutta la sua base informativa, potranno essere fruiti anche nei giorni successivi anche grazie agli eventi registrati e dunque visibili in differita. Inoltre, non si è più seguito il percorso scolastico, ma si è proceduto per ambiti e argomenti, in modo che le quattro aree, Grafica-artistica-musicale e dello spettacolo, Umanistica-sociale e servizi alla persona, Scientifica-tecnologica-industriale e dell'artigianato ed economico-linguistico-turistico e alberghiero, possano accogliere più istituti a seconda delle loro aree di offerta formativa".

"In questi anni abbiamo cercato di migliorare le pratiche orientative tra il primo e il secondo ciclo scolastico - spiega Francesca Di Liberti, dirigente scolastica del Regina Margherita e una delle anime del Salone -, facilitando così il transito dei ragazzi dall'uno all'altro, non sempre facile. Abbiamo dovuto anche fare i conti con il lockdown, che ci ha costretto a reinventarci per non abbandonare i nostri ragazzi, arrivando a questo salone virtuale dell'orientamento. Sappiamo che i ragazzi arriveranno da due anni complessi, ma da parte di tutti i dirigenti scolastici c'è l'impegno ad accompagnarli nella maniera più serena possibile, dopo questa disavventura in cui si sono ritrovati".

Un'offerta di quasi 70 istituti superiori. "Ma la Regione restituisca la delega all'Orientamento a livello provinciale"
In tutto sono 65 gli istituti torinesi presenti all'interno del Salone, più altri 4 che si trovano in provincia di Torino. E grazie ai contributi degli studenti sono arrivati addirittura 150 video di racconto e descrizione delle proprie scuole.

"Gli insegnanti sono il punto di riferimento delle famiglie e degli studenti - aggiunge Barbara Azzarà, consigliera delegata all'Istruzione e orientamento della Città Metropolitana di Torino -: sono loro che conoscono i sogni dei ragazzi e le loro potenzialità, senza dimenticare la formazione".
"Mi spiace la decisione della Regione Piemonte di aver tolto la delega dell'Orientamento alla Città Metropolitana - aggiunge -: è una delega che andrebbe assegnata anche a tutte le altre province, perché si possa accompagnare i ragazzi in maniera consapevole e capillare sul territorio".


Un momento difficile, un prezzo che la società può trovarsi a pagare
"Siamo in un momento delicato - sottolinea Francesco Chiaro, dell'Ufficio scolastico di Torino - e la scuola deve essere pronta per mettere in atto un orientamento che sia in linea con le aspettative delle famiglie, che in questo periodo particolare hanno un ruolo fondamentale. Senza dimenticare gli studenti che hanno bisogni particolari".

"Scelte forzate o dettate da superficialità sono i pericoli maggiori, portando a un futuro più povero per tutti, non solo per il ragazzo o la sua famiglia - dice Nadia Cordero, dirigente Settore Standard formativi e orientamento della Regione Piemonte -. E' tutta la società che paga con una quota ancora allarmante di Neet, ragazzi che perdono la strada e si trovano a non studiare e non lavorare. Un prezzo carissimo".

Massimiliano Sciullo

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