Le acque dello stagno piemontese faticano a muoversi, mentre il sasso della produzione auto cola sempre più a picco (-55,2%). Rispetto al trimestre scorso è cambiato molto poco, a livello economico. La produzione a settembre flette dello 0,2% e anche gli altri parametri faticano a spostarsi dallo zero, in positivo o in negativo.
Pesano la frenata della Germania, ma anche Brexit e i rapporti tesi tra Usa e Cina. Ma intanto, in dieci anni, la regione ha perso 7.283 imprese. Quasi mille solo nell'ultimo anno.
Ecco perché il presidente di Unioncamere, Vincenzo Ilotte, preferisce cambiare fronte di osservazione. "La speranza? È che sul territorio arriveranno fondi per le infrastrutture, dalla Torino-Lione alla Metro 2. Lo ha garantito il premier Conte e non saranno noccioline. Poi l'area di crisi complessa ci darà altre opportunità. Tutti investimenti pubblici che ci potranno dare una spinta".
Tra i settori, crescono legno e mobile (+1,7%) e l'alimentare (+2,7%). Male chimica plastica, elettricità e ancora una volta i mezzi di trasporto (-3%, pur alla luce del disastro auto) che trascina la provincia di Torino a un -1% complessivo. Solo Biella fa peggio (-2%) mentre Cuneo cresce di quasi un punto (+0,9), Asti dello 0,4 e Alessandria addirittura del 2,1%.
Proprio quel mondo dell'auto, dunque, che regala qualche speranza al presidente Ilotte: "L'operazione FCA-Psa è interessante, anche se porta con sé anche alcuni rischi. È interessante perché quello che da tempo è il settore più in crisi ha sparigliato le carte e lo ha fatto in pochi giorni, rispetto a quanto accaduto con Renault nei mesi precedenti. In questo momento il governo è stato abbastanza alla finestra, ma bisogna pensare a come l'asse possa non essere Detroit-Parigi, ma un triangolo con Torino, dove ci sono competenze importanti e costi inferiori, a cominciare da quelli della vita, oltre alla vicinanza con le Università e non solo".
Tra le varie voci analizzate, è il fatturato a dare qualche crescita significativa: +1,2% di fatturato. Con Torino che si rilancia con un +2, mentre Cuneo fa +1,6 e Alessandria addirittura +5,3. Mentre la chimica penalizza Asti (-1,4%). Risultati che però non lasciano troppi sorrisi, visto che gli ordinativi esteri, a settembre, sono invece calati dello 0,9%.
"Rispetto agli anni passati le imprese hanno però smesso di chiedere prestiti per investire, dopo l'ondata del 4.0 - commenta Paolo Musso, direttore commerciale imprese Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta di Intesa Sanpaolo -. Ma ora, piuttosto di star fermo, converrebbe forse rimettersi in discussione".
"È normale in un contesto come questo che gli imprenditori siano prudenti - aggiunge Ivo Omento, responsabile sviluppo territoriale Nord Ovest di Unicredit - Ma è su questo che vogliamo spingere, perché non è il momento di aspettare. E si deve insistere sull'innovazione digitale per sostenere la competitività delle imprese".