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Eventi | 06 settembre 2018, 18:10

Quei poemetti “scorretti” di Shakespeare spostati alla Venaria

Le due opere, “Venere e Adone” e “Lo stupro di Lucrezia”, saranno in scena il 7 e l’8 alla Reggia. Qui hanno trovato casa dopo lo “sfratto” di un mese fa

Quei poemetti “scorretti” di Shakespeare spostati alla Venaria

Doveva essere una Villa, sarà invece una Reggia. Per i “poemetti scorretti” di Shakespeare, reinterpretati dal regista Valter Malosti, si sono aperte le porte della Reggia di Venaria, che domani e dopodomani, 7 e 8 settembre, ospiterà due rappresentazioni nell’ambito di Palchi Reali. Saranno rappresentati nella cornice della “Reale” anziché alla Villa della Regina, dove erano inizialmente previsti, per via di un contenzioso che ha viste opposte la Regione Piemonte (attraverso la Fondazione Piemonte dal Vivo, promotrice di Palchi Reali) e il Polo Museale del Piemonte, proprietario della Villa che sorge sulla collina torinese.

Se queste due opere sono particolari perché, da un lato, sono le uniche che Shakespeare seguì in prima persona durante la stampa, esse sono anche, dall’altro lato, l’oggetto del contendere per questioni molto meno poetiche e letterarie. La decisione di spostarle è stata presa a inizio agosto a causa della richiesta, da parte del Polo Museale, del pagamento di un canone di affitto per la struttura e del compenso ai lavoratori del museo, tutto a carico di Piemonte dal Vivo. Una richiesta che non è piaciuta all’assessora regionale alla cultura, Antonella Parigi, che si aspettava invece una una maggiore disponibilità da parte dell’ente, statale, per sostenere manifestazioni di questo tipo. L’ha definita “un’occasione sprecata”, perché avrebbe potuto promuovere un luogo, come la Villa della Regina, ancora poco frequentato dal pubblico rispetto alle proprie possibilità.

A giovarne è stata la Reggia di Venaria, che domani e dopodomani ospiterà due spettacoli di livello. Si tratta di poemi tra l’erotico e il mitologico, “Venere e Adone” e “Lo stupro di Lucrezia”. Componimenti meno noti del Bardo rispetto ad altri e, per certi aspetti, persino insoliti, ma altamente evocativi e profondi, che il direttore della Fondazione Tpe ha deciso di riproporre curandone direttamente la regia e chiamando G.U.P. Alcaro a occuparsi del progetto sonoro.

Due versioni che saranno senza scena, in maniera tale da valorizzare l’alta densità musicale. Ma due versioni pluripremiate, prodotte da Tpe – Teatro Piemonte Europa e Teatro Dioniso, che nascono dai testi che Shakespeare compose tra il 1593 e il 1594, in un contesto storico lacerante, dove Londra fu devastata dalla peste e i teatri, luoghi pubblici, dove diverse persone potevano venire a contatto e contagiarsi, furono chiusi. Il Bardo scrisse un “best seller” denso di eros, “Venere e Adone”, che fu ristampato moltissime volte negli anni successivi (è in programma venerdì 7 settembre, ore 19, Giardino delle Rose). Poi toccò alla violenza incontrollabile, al raptus, protagonista de “Lo stupro di Lucrezia”, ma soprattutto sulle conseguenze di un gesto tanto ignobile, viste e raccontate da una donna (in calendario per sabato 8 settembre, ore 21, Sala di Diana).

Paolo Morelli

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